La nuova frontiera del campionamento rifiuti: analisi e implicazioni della norma UNI 10802:2023 - Leonardo Ambiente

La nuova frontiera del campionamento rifiuti: analisi e implicazioni della norma UNI 10802:2023

Nel complesso e sempre più strategico settore della gestione ambientale, la corretta classificazione dei rifiuti rappresenta un pilastro fondamentale per garantire la tutela dell’ambiente, la salute pubblica e per promuovere un’efficace economia circolare. In questo contesto, il processo di campionamento dei rifiuti assume un ruolo di primissimo piano, essendo l’atto iniziale da cui dipende l’affidabilità di ogni successiva analisi e valutazione.

Con la pubblicazione della nuova norma UNI 10802:2023, l’Italia si allinea alle più recenti direttive europee, introducendo un quadro di riferimento aggiornato e più rigoroso per il campionamento manuale, la preparazione del campione e l’analisi degli eluati dei rifiuti.

Questo aggiornamento, che sostituisce la precedente versione del 2013, non è una mera revisione formale, ma introduce cambiamenti sostanziali che impattano l’intera filiera del rifiuto, dai produttori ai laboratori di analisi, passando per gli operatori del campionamento e le autorità di controllo.

Campionamento rifiuti: l’importanza cruciale della rappresentatività del campione

La revisione della norma si è resa necessaria per rispondere a un’esigenza di maggiore chiarezza, tracciabilità e, soprattutto, di rappresentatività del campione. Un campione non rappresentativo del rifiuto da cui proviene può portare a una sua errata classificazione, con conseguenze potenzialmente gravi sia dal punto di vista ambientale che legale. Si pensi, ad esempio, a un rifiuto erroneamente classificato come non pericoloso che viene avviato a un recupero non idoneo, o, al contrario, a un rifiuto classificato ingiustamente come pericoloso, con un conseguente e ingiustificato aumento dei costi di smaltimento per il produttore. La norma UNI 10802:2023 mira a minimizzare queste incertezze, ponendo l’accento sulla pianificazione e sulla metodologia.

Il piano di campionamento dei rifiuti: cuore della nuova metodologia

Uno degli elementi cardine e maggiormente rafforzati dalla nuova normativa è senza dubbio il piano di campionamento. Non si tratta più di un mero adempimento documentale, ma di un vero e proprio progetto tecnico che deve essere redatto a monte di qualsiasi operazione di prelievo.

Il piano di campionamento, come definito dalla norma, deve essere dettagliato e tenere conto di una molteplicità di fattori, quali l’origine e la natura del rifiuto, il suo stato fisico (solido, liquido, fangoso, granulare, monolitico), le modalità di stoccaggio e, non da ultimo, l’obiettivo specifico dell’analisi. È in questa fase preliminare che si definiscono le strategie per ottenere un campione che sia una fotografia fedele e imparziale del lotto di rifiuto. Si stabiliscono, ad esempio, il numero minimo di incrementi da prelevare, la loro massa, i punti esatti di prelievo e le tecniche da utilizzare per le diverse matrici. La norma offre anche un’ampia appendice con esempi pratici e schede di campionamento dei rifiuti che fungono da guida per gli operatori.

Responsabilità definite: il ruolo del produttore e del campionatore

La UNI 10802:2023 introduce inoltre una maggiore enfasi sulla responsabilità delle figure coinvolte. Se da un lato il produttore del rifiuto mantiene la responsabilità primaria sulla corretta classificazione dello stesso, dall’altro emerge con forza la figura del campionatore, un tecnico qualificato e formato, la cui perizia è garanzia della corretta esecuzione delle operazioni in campo. La norma sottolinea come il campionatore debba operare in base a istruzioni precise, documentando minuziosamente ogni fase del processo. La tracciabilità è infatti un altro aspetto cruciale: dal momento del prelievo fino all’arrivo in laboratorio, ogni passaggio deve essere registrato e documentato. Il verbale di campionamento, l’etichettatura indelebile dei campioni e la catena di custodia diventano strumenti imprescindibili per garantire la trasparenza e la difendibilità del dato analitico.

Evoluzione e semplificazione: le novità rispetto alla versione precedente

Rispetto alla versione del 2013, la nuova norma presenta alcune significative semplificazioni procedurali, come quelle relative alle operazioni di quartatura, finalizzate alla riduzione della massa del campione da inviare in laboratorio. Tuttavia, queste semplificazioni non devono essere interpretate come un allentamento del rigore, bensì come una razionalizzazione delle procedure, volta a rendere il processo più fluido e meno soggetto a errori operativi, mantenendo al contempo un elevato standard qualitativo.

La norma, inoltre, recepisce e integra in maniera più organica i principi di altre norme tecniche europee, creando un sistema più coeso e armonizzato.

È importante sottolineare che nell’aprile del 2024 è stata pubblicata un’errata corrige (EC 1-2024) che ha apportato alcune correzioni, principalmente relative ad imprecisioni presenti nelle schede illustrative, a ulteriore testimonianza dell’attenzione posta alla precisione e all’applicabilità del documento.

Le implicazioni pratiche per aziende e laboratori

Le implicazioni pratiche per le aziende che producono rifiuti e per i laboratori di analisi sono notevoli. Le prime sono chiamate a una maggiore consapevolezza e a un coinvolgimento più attivo nella fase di pianificazione del campionamento, fornendo tutte le informazioni necessarie per la redazione di un piano efficace.

I laboratori, a loro volta, devono assicurarsi che il personale addetto al campionamento sia adeguatamente formato secondo i nuovi dettami e che le procedure interne siano conformi alla norma, un requisito spesso indispensabile anche per il mantenimento degli accreditamenti.

Verso una gestione sostenibile: un investimento per il futuro

In conclusione, la norma UNI 10802:2023 non è semplicemente un manuale tecnico per addetti ai lavori, ma un tassello fondamentale in una visione più ampia di gestione sostenibile dei rifiuti.

Attraverso la standardizzazione e il rigore metodologico, si pone l’obiettivo di rendere il dato analitico sempre più affidabile e oggettivo. Questo si traduce in una maggiore tutela per l’ambiente, in una più equa attribuzione dei costi di gestione e in una maggiore certezza giuridica per tutti gli attori della filiera.

In un’epoca in cui le risorse si fanno sempre più scarse e la necessità di un’economia realmente circolare è ormai improrogabile, partire da un campione “giusto” è il primo, imprescindibile passo per compiere le scelte giuste. La corretta applicazione di questa norma rappresenta, quindi, non solo un obbligo normativo, ma un vero e proprio investimento in un futuro più sostenibile e trasparente.

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