Il pacchetto "Omnibus" 2025 della Commissione Europea e la sostenibilità d’impresa - Leonardo Academy

Il pacchetto Omnibus 2025 della Commissione Europea e la sostenibilità d’impresa

Nel febbraio 2025 la Commissione europea ha presentato un pacchetto di semplificazione “Omnibus” mirato a rendere più snelle le normative sulla sostenibilità d’impresa, riducendo gli oneri burocratici senza compromettere gli obiettivi del Green Deal​. Questo pacchetto, adottato il 26 febbraio 2025, raccoglie proposte in vari ambiti legislativi (finanza sostenibile, meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, programmi d’investimento, ecc.) con l’obiettivo dichiarato di semplificare le regole UE, aumentare la competitività e attrarre investimenti​. Si inserisce nell’impegno della Commissione di ridurre del 25% gli oneri amministrativi per tutte le imprese e del 35% per le PMI​.

In sostanza, l’iniziativa vuole alleggerire la compliance per tutte le aziende, concentrando le richieste sulle imprese di maggior dimensione che hanno l’impatto più significativo su clima e ambiente​. L’aspettativa è che un quadro normativo più snello favorisca un ambiente imprenditoriale dinamico, liberi risorse per la crescita e faciliti la transizione verso un’economia sostenibile in modo pragmatico, contribuendo comunque agli obiettivi climatici e di sostenibilità dell’UE​.

All’interno del pacchetto Omnibus, un’attenzione particolare è rivolta alla sostenibilità d’impresa. Le proposte includono modifiche a due pilastri normativi chiave: la Direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità d’impresa (CSRD) e la Direttiva sulla dovuta diligenza di sostenibilità aziendale (CSDDD), oltre ad aggiustamenti al Regolamento sulla Tassonomia UE

Di seguito analizziamo in dettaglio gli interventi proposti sulla CSRD – fulcro della rendicontazione di sostenibilità – evidenziando le nuove soglie di applicazione, le misure di semplificazione previste e le implicazioni per diverse tipologie di imprese (PMI e grandi aziende). Esamineremo inoltre la tempistica di attuazione e le reazioni dei vari stakeholder, dalle associazioni di categoria agli ambientalisti.

Pacchetto Omnibus 2025: le principali modifiche alla CSRD

1. Rialzo delle soglie dimensionali per l’obbligo di rendicontazione

Uno dei cambiamenti più importanti consiste nell’innalzamento delle soglie dimensionali per l’obbligo di reporting:

  • solo le imprese con più di 1.000 dipendenti e oltre 50 milioni di euro di fatturato o 25 milioni di attivo saranno soggette alla CSRD;
  • si tratta di un restringimento netto rispetto alle soglie iniziali della CSRD (che includevano aziende con più di 250 dipendenti);
  • questo cambiamento comporta che circa l’80% delle imprese inizialmente incluse nella CSRD verranno ora escluse.

2. Standard volontario per le PMI

Le PMI (comprese quelle quotate) saranno escluse dagli obblighi CSRD, ma verrà introdotto uno standard volontario semplificato:

  • questo standard sarà sviluppato da EFRAG e permetterà alle PMI di comunicare informazioni ESG in modo proporzionato;
  • le grandi imprese non potranno richiedere alle PMI informazioni superiori a quanto previsto dallo standard volontario, evitando pressioni eccessive sulla supply chain.

3. Semplificazione degli standard ESRS

Gli standard europei di rendicontazione di sostenibilità (ESRS), già pubblicati da EFRAG, saranno rivisti:

  • eliminazione di indicatori ritenuti non essenziali;
  • cancellazione degli standard settoriali obbligatori, evitando la creazione di ulteriori livelli di reporting per settori specifici;
  • maggiore focalizzazione sulla materialità: le imprese riferiranno solo su temi effettivamente rilevanti.

4. Verifica esterna “limitata” e stabile nel tempo

La CSRD prevedeva che, nel tempo, si potesse passare da una assurance “limitata” a una “ragionevole” (più stringente). Il pacchetto Omnibus mantiene l’assurance limitata a tempo indeterminato, riducendo i costi e la complessità delle verifiche esterne.

5. Obblighi di tassonomia solo per i “colossi”

Gli obblighi derivanti dal Regolamento sulla Tassonomia UE – che richiede di indicare la percentuale di attività ecosostenibili – saranno applicati solo alle imprese con:

  • almeno 1.000 dipendenti e
  • fatturato superiore a 450 milioni di euro.

Questo alleggerisce il carico informativo per le grandi imprese “medie” ancora soggette a CSRD

Pacchetto Omnibus: implicazioni per le imprese

Per le PMI

  • Sollevo totale dagli obblighi CSRD: nessun obbligo legale di pubblicare dati ESG.
  • Le PMI potranno adottare il nuovo standard volontario, utile soprattutto se operano in filiere con grandi imprese.
  • Le PMI non potranno più essere “costrette” da clienti o banche a fornire dati ESG oltre lo standard volontario.

Per le grandi imprese

  • Obbligo di rendicontazione limitato solo a quelle sopra i 1.000 dipendenti.
  • Beneficio dalla semplificazione degli ESRS, assenza di standard settoriali e mantenimento dell’assurance limitata.
  • Meno complessità nella raccolta dati dalle PMI fornitrici.

Tempistiche di attuazione

Per evitare che le imprese si adeguino alla vecchia normativa prima dell’adozione definitiva delle modifiche, l’UE ha approvato il meccanismo “Stop-the-clock”, che prevede:

  • rinvio di due anni per le imprese della seconda ondata CSRD (cioè grandi imprese non soggette a NFRD);
  • slittamento al 2028 per la rendicontazione delle grandi imprese (esercizio 2027);
  • slittamento al 2029 per le PMI quotate (esercizio 2028), se decidessero comunque di aderire.

Questo lascia tempo a Parlamento e Consiglio per approvare le modifiche sostanziali al quadro normativo senza generare doppie regole o incertezza.

Reazioni dei principali stakeholder

Associazioni imprenditoriali

La maggior parte delle organizzazioni di imprese (BusinessEurope, SMEunited, EuropeanIssuers) ha accolto positivamente il pacchetto Omnibus:

  • é visto come un intervento equilibrato e pragmatico;
  • si riducono gli oneri burocratici e si evitano effetti sproporzionati sulle PMI;
  • si apprezza la proporzionalità e la protezione della catena del valore.

Imprese e investitori istituzionali

Le grandi imprese hanno mostrato apprezzamento per la semplificazione degli standard, ma alcune hanno anche espresso preoccupazione:

  • temono che modificare troppo spesso le norme possa indebolire la certezza giuridica;
  • alcune multinazionali avevano già investito molto per adeguarsi alla CSRD originale.

ONG e gruppi ambientalisti

Numerose ONG (ClientEarth, CDP, Friends of the Earth) hanno fortemente criticato il pacchetto Omnibus:

  • si teme un arretramento rispetto agli impegni del Green Deal;
  • la riduzione della platea di aziende soggette a CSRD è vista come una perdita di trasparenza;
  • il ritardo negli obblighi viene percepito come un rallentamento pericoloso nel processo di transizione ecologica.

Anche alcuni investitori sostenibili hanno espresso preoccupazione per la mancanza di dati ESG da parte di PMI e imprese di medie dimensioni, ritenendola una minaccia per il buon funzionamento dei mercati.

Conclusioni

Il pacchetto Omnibus 2025 rappresenta un cambiamento significativo nell’approccio europeo alla rendicontazione di sostenibilità. Se da un lato snellisce e razionalizza gli obblighi, soprattutto per le PMI e per le imprese di medie dimensioni, dall’altro pone sfide in termini di trasparenza e ambizione climatica.

Il successo di questa riforma dipenderà dalla capacità dell’UE di trovare un equilibrio tra:

  • semplificazione normativa e competitività;
  • salvaguardia della trasparenza;
  • coerenza con gli obiettivi ambientali di lungo termine.

In attesa dell’approvazione finale del pacchetto, le imprese dovrebbero monitorare attentamente l’evoluzione legislativa e prepararsi ad adottare gli standard volontari o obbligatori che saranno confermati.

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