Terre e rocce da scavo: analisi della materia e nuovo schema di regolamento - Leonardo Academy

Terre e rocce da scavo: analisi della materia e nuovo schema di regolamento

Le terre e rocce da scavo (TRS) sono un elemento fondamentale in vari ambiti dell’ingegneria civile e delle costruzioni, in quanto derivano dalle operazioni di scavo che si effettuano durante la realizzazione di opere infrastrutturali, come gallerie, strade, fondazioni, dighe e altri interventi simili. Questi materiali sono il risultato dello spostamento e della rimozione di terra e roccia, che vengono prelevati dal sottosuolo e che, per la loro natura, possono presentare caratteristiche chimiche, fisiche e geotecniche molto variabili. La gestione corretta delle terre e rocce da scavo è di fondamentale importanza sia dal punto di vista ambientale che normativo, poiché una cattiva gestione può comportare danni all’ambiente e rischi per la salute pubblica.

Terre e rocce da scavo: definizione e tipologie

La definizione di terre e rocce da scavo include una vasta gamma di materiali, che si differenziano per la composizione, la granulometria e il tipo di origine. In generale, si tratta di materiali che vengono rimossi durante il processo di scavo e che possono essere suddivisi in due categorie principali: terre e rocce.

  • TERRE: sono materiali di consistenza più morbida, composti principalmente da sabbia, argilla, limo e altre particelle fini. La loro composizione può variare a seconda della zona in cui vengono estratti e della loro esposizione a fenomeni atmosferici e geologici. Le terre sono più facilmente manipolabili e, se ben gestite, possono essere riutilizzate per altri scopi, come il riempimento di scavi o la realizzazione di rilevati stradali.
  • ROCCE: le rocce, invece, sono materiali più compatti e resistenti, che richiedono operazioni di frantumazione o esplosioni per essere rimosse. La loro composizione può variare da graniti, calcari, gneiss a basalto, e sono particolarmente importanti nel caso di lavori di scavo per la realizzazione di gallerie o la costruzione di opere ingegneristiche in cui si deve attraversare un substrato roccioso.

Il riutilizzo delle terre e rocce da scavo

Il riutilizzo delle terre e rocce da scavo è un obiettivo fondamentale per ridurre l’impatto ambientale delle attività di costruzione. Le terre, in particolare, possono essere impiegate per la realizzazione di rilevati stradali, per il ripristino di cave esaurite, o per altri progetti di ingegneria ambientale. Le rocce, invece, possono essere frantumate e utilizzate come materiale di sottofondo per la realizzazione di strade o per la costruzione di fondamenta.

In Italia, l’articolo 185 del Decreto Legislativo 152/2006 permette il riutilizzo delle terre e rocce da scavo, purché non contengano sostanze pericolose. Questo tipo di gestione, chiamato recupero in sito, prevede che i materiali vengano riutilizzati direttamente nel luogo di origine, riducendo così la necessità di trasporto e di smaltimento.

La valutazione geotecnica delle terre e rocce da scavo

Un aspetto tecnico importante riguardante le terre e rocce da scavo è la valutazione geotecnica. Ogni tipo di materiale, infatti, ha specifiche caratteristiche fisiche che ne influenzano l’utilizzo. Ad esempio, la granulometria (dimensione delle particelle), la compattezza, la permeabilità e la resistenza meccanica sono tutte proprietà che devono essere valutate per determinare il comportamento del materiale nel tempo. La geotecnica è fondamentale non solo per la progettazione delle opere, ma anche per decidere come gestire i materiali rimossi durante lo scavo.

Le terre argillose, ad esempio, hanno una bassa permeabilità e tendono ad essere instabili quando esposte a fattori ambientali come l’acqua. Le rocce, invece, sebbene più stabili, richiedono una valutazione accurata prima di essere frantumate o riutilizzate per evitare danni alla struttura o all’ambiente circostante.

Impatti ambientali e soluzioni

L’impatto ambientale legato alla gestione delle terre e rocce da scavo può essere significativo se non gestito correttamente. Il trasporto e lo smaltimento di questi materiali, soprattutto quando contengono sostanze inquinanti, possono causare inquinamento del suolo, delle acque sotterranee e atmosferico. È pertanto essenziale adottare soluzioni per minimizzare questi effetti. Oltre al riutilizzo in situ, possono essere impiegate tecniche di trattamento dei materiali per ridurre la loro pericolosità, come la stabilizzazione chimica delle terre contaminati.

Un altro aspetto cruciale riguarda il monitoraggio continuo delle terre e rocce da scavo durante e dopo i lavori. È fondamentale garantire che i materiali non vengano scaricati in modo incontrollato in discariche non autorizzate, ma che vengano trattati o smaltiti in modo conforme alle normative, per evitare la contaminazione del suolo e delle acque.

La normativa e il nuovo schema di regolamento

La gestione delle terre e rocce da scavo è regolata da normative precise a livello europeo e nazionale. In Italia, il principale riferimento normativo è rappresentato dal Decreto Legislativo 152/2006, noto come “Testo Unico Ambientale“, che stabilisce le modalità di gestione dei rifiuti, inclusi quelli provenienti da attività di scavo. La legge distingue tra materiali da scavo non pericolosi, che possono essere riutilizzati, e quelli pericolosi, che devono essere trattati in modo differenziato e non possono essere riciclati senza opportuni trattamenti.

Un aspetto fondamentale della normativa riguarda la caratterizzazione delle terre e rocce da scavo, che prevede l’analisi chimica dei materiali per verificare se contengano sostanze pericolose per l’ambiente o per la salute umana. Le terre e rocce da scavo, infatti, possono contenere metalli pesanti, idrocarburi, amianto o altre sostanze tossiche, che potrebbero compromettere la qualità dell’ambiente e degli ecosistemi circostanti se non gestiti correttamente.

Come dice il docente della nostra Academy, Antonio Mangiolfi, Tecnologo in Ispra assegnato al Centro Nazionale dei Rifiuti e dell’Economia Circolare, ai sensi della direttiva (UE) 2015/1535, alla Commissione europea è giunto lo schema del nuovo regolamento di semplificazione sulla gestione delle terre e rocce da scavo concludendo l’iter per l’adozione della nuova regolamentazione tecnica.

La notifica, avvenuta il 21 marzo 2025 da parte del MASE, ha avviato il periodo di status quo di tre mesi – durante il quale lo Stato membro notificante non può adottare la regolamentazione tecnica in esame – finalizzato a consentire alla Commissione e agli altri Stati membri di esaminare il testo notificato.  

Lo schema di regolamento, che quando adottato abrogherà il D.P.R. 120/2017, è stato predisposto sulla base dell’autorizzazione all’esercizio della potestà regolamentare del Governo contenuta nell’articolo 48 del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13.

Il testo notificato alla Commissione europea contiene, rispetto al testo vigente, importanti elementi di semplificazione e novità tra le quali si ritiene di segnalare:

  • l’introduzione nella definizione di “terre e rocce da scavo” dei sedimenti e dei residui di lavorazione di materiali lapidei;
  • la modifica della definizione di sito per fornire una formulazione più operativa mutuata dalla letteratura tecnica (Linee Guida SNPA);
  • semplificazione dei moduli per il trasporto ripetuto;
  • introduzione della figura dell’utilizzatore e della dichiarazione di consegna all’utilizzo per attestare l’avvenuta consegna delle terre e rocce da scavo all’utilizzatore;
  • un migliore coordinamento con la procedura di VIA e, in particolare, la possibilità di presentare preliminarmente al Piano di utilizzo, un Piano di gestione delle terre redatto in funzione del livello di progettazione in essere al quale si dovrà poi conformare il Piano di utilizzo stesso;
  • procedure semplificate per l’utilizzo in sito delle terre e rocce escluse dal campo di applicazione dei rifiuti prodotte in cantieri puntuali (che producono terre e rocce da scavo fino a 20 mc) esclusi i siti oggetto di procedimenti di bonifica.

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